Descrizione
Venerdì 25 aprile celebrazioni ufficiali in centro città dalle ore 10 con cortei, cerimonia istituzionale e celebrazione religiosa.
Nel pomeriggio festa in piazza Cavalli.
Nel rispetto del lutto nazionale proclamato dal Governo a seguito della morte di Papa Francesco, annullato l'intrattenimento pomeridiano previsto dalle 17 alle 20 con lo spettacolo musicale di ballo liscio all'ombra di Palazzo Gotico, anche in considerazione della prossimità alla basilica di San Francesco che si affaccia proprio su piazza Cavalli.
Iniziative in programma anche domenica 27 e lunedì 28 aprile.
80° anniversario della Liberazione, il discorso della sindaca Tarasconi
"Libertà. Democrazia. Pace. Solidarietà. Tutela dei diritti civili e politici, come bene inalienabile e supremo di ogni persona. Questi sono i valori che celebriamo oggi, nell'80° anniversario della Liberazione d'Italia. Questi i principi fondanti della nostra Costituzione, gli ideali per cui hanno dato la vita le donne e gli uomini che hanno fatto la Resistenza, scrivendo un capitolo nuovo nella storia di questo Paese, restituendo il futuro a un popolo troppo a lungo ferito, soffocato
dalla violenza e dalle aberrazioni del fascismo.
A ciascuno di loro va il nostro pensiero commosso e riconoscente, perché il 25 aprile è un patrimonio di memoria collettiva, ma deve aiutarci anche ad avere consapevolezza del nostro tempo. E nell'inchinarci al cospetto dei partigiani e delle staffette caduti sui nostri monti, nel cuore della pianura fertile dei sette fratelli Cervi, tra i campi innevati dove si scavava a mani nude per proteggere la dignità dei corpi abbandonati in segno di rappresaglia, sentiamo ancor più forte il richiamo alla responsabilità di difenderne e onorarne, ogni giorno, il coraggio e l'altissimo sacrificio.
Lo facciamo in un momento in cui condividiamo il lutto che ha colpito l'umanità intera per la scomparsa di Papa Francesco, voce degli ultimi e dei deboli, levatasi così spesso contro le guerre che colpiscono sempre gli innocenti e gli inermi, primi tra tutti i bambini. E poi c'era il raccoglimento silenzioso, il capo chino come quando il Santo Padre andò in pellegrinaggio al Sacrario delle Fosse Ardeatine, le rose bianche deposte su alcune tra le 335 lapidi delle vittime
dell'eccidio nazifascista e le semplici, significative parole di preghiera: "...In questo luogo consacrato alla memoria dei Caduti per la libertà e la giustizia, ci togliamo i calzari dell'egoismo e dell'indifferenza...".
Perché questo, fecero, coloro che all'indomani dell'8 settembre '43 scelsero la via della Resistenza, supportati dalla fratellanza delle famiglie contadine, dalla fede generosa dei sacerdoti, dall'attività - spesso in "ospedali" allestiti clandestinamente - di medici e infermieri che mettevano a repentaglio sé stessi per prendersi cura degli altri. Sorretti, ad ogni passo, da quanti continuarono, a costo di perdere tutto, a offrire rifugio ad antifascisti ed Ebrei perseguitati.
E così i militari internati nei campi di concentramento perché non vollero aderire alla Repubblica di Salò, gli intellettuali, i giornalisti - tra loro Giacomo Scaramuzza, decano della stampa piacentina, nome di battaglia "Giorgio" nella banda dell'Istriano, Brigata Mazzini in Val Nure, di cui la nostra comunità ha pianto la scomparsa pochi mesi fa - o gli insegnanti che sfidarono la dittatura senza omologarsi.
La lotta per la Liberazione fu un anelito che attraversava la spina dorsale dell'Italia, al di là delle barriere anagrafiche e dell'estrazione sociale. Fu l'espressione di una coscienza che si risvegliava, di un Paese con la schiena dritta che non volle piegarsi. Come quella di Medina Barbattini, operaia all'Arsenale di Piacenza che si licenziò per non collaborare con i tedeschi e, arrestata per la sua attività di staffetta nella 38° Brigata delle squadre di azione patriottica, non
cedette alle torture né alla brutalità del lager. Nel 1946, insieme a Rita Cervini, fu una delle prime due donne elette nel Consiglio comunale di Piacenza.
Lunedì prossimo, nell'80° anniversario della Liberazione della città, le renderemo omaggio intitolandole la scuola dell'infanzia di via Ottolenghi.
Nella ricorrenza odierna, però, c'è un'immagine che forse più di ogni altra assume un valore speciale. Torno a Papa Francesco e al suo volto sorridente accanto a quello del partigiano Abele, Renato Cravedi - ultimo superstite della battaglia di Monticello sotto l'egida del comandante Muro - che nella primavera del 2022 ha donato al Pontefice il proprio libro di memorie. Ecco, vorrei rispondere oggi, da questo palco, a una domanda che Renato pose in un'intervista di qualche anno fa, idealmente rivolta a ciascuno di noi: "Quando non ci saranno più i partigiani - si chiedeva - chi andrà in piazza a ricordare il 25 aprile?". Guardiamoci intorno, guardiamo dentro noi stessi, alla nostra identità di cittadini liberi in un Paese democratico. Fino a quando sapremo da dove nasce la nostra libertà, a chi ne dobbiamo il valore, avrà un senso ritrovarsi in questa piazza, nel nome di "Abele", di "Giorgio", di Medina e di tutti i partigiani che ci hanno permesso di essere qui oggi.
Viva la Resistenza sempre!"
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Ultimo aggiornamento: 25 aprile 2025, 12:10